14 marzo 2012

I trascorsi autonomistici di Fiume-Rijeka

Quando la penisola istriana e la costa del Litorale erano comprese nei territori imperiali, gli austriaci diedero alla città uno status speciale.
fiume rijeka
In verde i territori sottoposti all'amministrazione austriaca e in bianco,
sulla destra, quelli dipendenti dal Regno di Ungheria.
👉Nel 1719 l'Imperatore Carlo VI dichiarava la città porto franco e poi, a partire dal 1779, l'Imperatrice Maria Teresa riconobbe a Fiume uno status speciale.
👉Dopo l'intervallo (dovuto alla rivoluzione ungherese del 1848) Fiume, a partire dal 1867, venne eretta a "corpus separatum" della Corona Ungherese.
Con ciò Fiume veniva considerata pertinenza diretta della Corona d'Ungheria, aveva una propria amministrazione ed un proprio governatore, mentre il territorio circostante faceva parte del Regno di Croazia, a sua volta dipendente dallo stesso Regno d'Ungheria.
Affacciandosi all'era industriale, la città manteneva quelli che considerava i suoi antichi statuti e privilegi, compresi l'utilizzo ufficiale della lingua italiana e la presenza di propri rappresentanti alla Dieta ungherese.
Il litorale faceva invece parte dei territori amministrativi ungheresi mentre le isole quarnerine di Cherso, Veglia ed Arbe erano ricomprese nell'amministrazione austriaca.
Questa era la situazione allo scoppio della prima guerra mondiale, che terminò con la dissoluzione dell'Impero Austroungarico ed il tormentato passaggio della città nell'orbita italiana.

Articolo 1 dell'editto asburgico del 19 marzo 1719: “accordiamo ampla abitanza e libero esercizio di commercio, di manufatture, di opifizi, a tutti gli stranieri trafficanti, proprietari di navi, manifattori ed altri artieri che per cagiene di commercio desiderano e vogliono migrare e prendere fissa stanza nei paesi”.

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