2 ottobre 2012

Gli otto giorni delle osmize

L'imperatrice riformatrice Maria Teresa (o suo figlio Giuseppe II?) concesse ai contadini, nel periodo della vendemmia, di poter vendere in casa il vino prodotto sul podere di famiglia.
mangiare in montagna
Un tagliere in stile "osmiza" con domača dimljena kobasica, cetriolini in agrodolce, pane di segale, vino locale e un grappolo di uva rustica del posto. E' la ruspante filosofia della "osmiza" del Carso (qui riprodotta a casa mia).
mangiare in montagna
Le frasche che segnalano le osmize. E' un usanza tutt'ora ben viva nel Carso
Triestino (vedi www.frasche.net. e www.osmize.net) che richiama l'analoga
usanza del Buschenschank tirolese, che ha un'origine analoga.
Originariamente questo periodo era di otto giorni (osem in sloveno). Oggi l'apertura delle osmize varia di anno in anno. La vendita avviene nelle cantine e nei cortili delle loro stesse abitazioni, attorno a tavoli e panche di legno.
👉Ci si va sia per il vino (Terrano, Vitovska, Malvasia), che per il prosciutto, il salame, la pancetta, per i formaggi e per le uova. Ma sempre più ormai le osmize sono aperte durante tutto l'anno. È meglio visitarle durante la bella stagione, per gustarsi il tutto all'aria aperta.
👉Attorno alla città di Trieste le si può trovare su tutto il territorio dell'altipiano carsico, sia di qua che di là dal confine.
Lungo le strade del Carso vengono esposti dei rami, detti frasche, con una freccia rossa che indicano la presenza di un'osmiza.

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